
La scuola come istituzione è un sistema e come tale è in relazione con altri sistemi sociali, quali la famiglia e le organizzazioni sul territorio, ma soprattutto è in relazione con quel sistema particolare che è l'individuo, considerato nella sua interazione con altri individui, coetanei e adulti. La scuola appare quindi un "sistema polinucleare e intrecciato" in cui si costruiscono rappresentazioni comuni e si sperimentano nuovi spazi di legame e di pensiero. In un sistema così inteso diventano quindi essenziali i costrutti di "pace" e di "conflitto". Il primo porta a risposte di sostegno, gratificazioni sociali e accondiscendenza, il secondo a risposte di rimedio normativo o di espulsione. Il conflitto in realtà rappresenta un complesso e vitale sistema che implica la riaffermazione di un legame sociale e dei suoi meccanismi comunicativi, produttore di cambiamento e di creatività derivanti dalla diversità e dal confronto. Si tratta di sostare dentro il conflitto per individuare nuove capacità relazionali in un'area dialogica con la diversità e l'alterità. La Mediazione scolastica mira proprio alla creazione di uno spazio per la gestione dei conflitti nell'intento di ridefinire i rapporti tra gli attori della comunità educativa, partendo dalla comprensione reciproca di bisogni e interessi. Essa quindi prende in considerazione e compone i conflitti che si sviluppano all'interno e all'esterno delle aule tra allievi e allievi, docenti e allievi, docenti e docenti, come pure tra allievi, docenti e genitori. Infatti le "situazioni difficili" di fronte alle quali si può trovare un insegnante, anche se solitamente riguardano il rendimento o ancor più il comportamento di un singolo alunno, possono anche essere relative alla gestione di un'intera classe, oppure ancora essere connesse alla relazione con alcuni genitori, o anche nascere dal rapporto con uno o più colleghi o con il gruppo dirigenziale del proprio istituto. Queste tensioni possono pregiudicare, anche pesantemente, il benessere psicologico dell'insegnante e la sua efficienza professionale, così come danneggiano le relazioni tra e con gli altri componenti della comunità scolastica. Si inserisce quindi in un più ampio progetto formativo di socializzazione e di valorizzazione reciproca in cui il conflitto diventa fattore di crescita. La scuola è infatti una delle più importanti agenzie di socializzazione, luogo di crescita e di formazione per la personalità dei singoli individui. Nello stesso tempo, però, essa è luogo di comportamenti conflittuali caratterizzati da prevaricazione, esclusione e violenza psicologica non solo tra coetanei, ma anche tra studenti e docenti. Queste dinamiche conflittuali, se non sono affrontate tempestivamente e in modo adeguato, tendono ad allargarsi e a rendere difficile la convivenza delle parti, anzi spesso sono caratterizzate dalla impossibilità di gestire tutte le complesse relazioni interpersonali che intercorrono tra i soggetti. Il Mediatore scolastico si può considerare quindi come un "facilitatore di comunicazione", cioè un esperto che aiuta le due polarità a superare le difficoltà derivanti dalla necessità di mettere insieme contraddizioni e contrapposizioni a prima vista incompatibili. La Mediazione scolastica ha l'obiettivo di far conoscere ai ragazzi un modo diverso di affrontare il conflitto, una modalità alternativa alla fuga o all'aggressività. Essa mostra ai ragazzi ed agli adulti quanto sia importante imparare ad accettare l'altro, ad ascoltarlo ed essere ascoltati, all'interno di uno spazio in cui l'aiuto alla reciprocità comporta anche il miglioramento del basso livello di autostima e la mancanza di rispetto nei confronti di se stessi, sentimenti che spesso sono la causa di comportamenti disturbanti e ingestibili. Sotto questo aspetto si può definire soprattutto una forma di "educazione" a prendere in considerazione e ad esprimere emozioni e sentimenti, all'ascolto, allo sviluppo delle responsabilità individuali, all'autonomia, all'iniziativa personale e collettiva, al rispetto delle cose e delle persone, in modo che ogni individuo maturi la propria dignità personale sulla base di valori condivisi dal gruppo, ma orientati verso la cooperazione, l'affermazione di Sé e la capacità di affrontare e risolvere i conflitti in modo positivo. Sulla base di tali presupposti teorici è stato messo in atto un “Progetto di Mediazione Scolastica" in una scuola Media Inferiore e in una scuola Media Superiore per dimostrare l'importanza e l'efficacia di un intervento in tal senso. Si trattava quindi di: Individuare situazioni di conflitto all'interno delle classi; Elaborare tali situazioni con l'aiuto dei docenti disponibili alla realizzazione del progetto stesso guidati e monitorati da un Mediatore Scolastico; Dimostrare attraverso una sperimentazione sulle classi quanto fosse fondamentale capire il conflitto e adottare le strategie più efficaci per affrontarlo e risolverlo. Gli obiettivi del progetto stesso erano molteplici e gerarchizzati, nella misura in cui l'intervento mirava a ¨ Comprendere il conflitto come componente imprescindibile di una relazione, nel caso specifico di una relazione vissuta in fase adolescenziale all'interno di una istituzione scolastica. Comprendere il conflitto come componente costruttiva di una relazione, nella misura in cui esso può diventare uno strumento di "ristrutturazione positiva" del contesto. Ne deriva che non vedere un conflitto può diventare non solo illusorio, ma anche pericoloso, se si considera la possibilità di trasformarlo in uno strumento di crescita; ¨ Incentivare la consapevolezza sulla qualità delle relazioni interpersonali dentro la scuola e del suo clima scolastico complessivo; ¨ Comprendere le difficoltà che spesso gli operatori della scuola incontrano nel gestire le relazioni conflittuali in una classe, partendo dalle caratteristiche stesse dei criteri che hanno condotto alla loro formazione. L'indagine sperimentale è stata svolta su un campione di 280 studenti della scuola Media e Superiore attraverso tre fasi: somministrazione iniziale di un questionario, intervento di mediazione e somministrazione finale dello stesso questionario.
Il questionario somministrato relativo al benessere in classe prendeva in esame diverse variabili come l'autostima, l'autoefficacia, l'empatia, le abilità di studio, le abilità sociali individuali e di gruppo e il clima di classe. I dati emersi sono stati in seguito raggruppati in quattro livelli di giudizio: negativo, intermedio, positivo e molto positivo.
L'intervento di Mediazione è stato svolto all'interno delle classi-pilota con il contributo di docenti-mediatori formati e monitorati dal Mediatore Scolastico Coordinatore della fase sperimentale stessa.
Le tecniche adottate sono state presentazioni teoriche sulle finalità, obiettivi, valore, strumenti e metodologie della mediazione scolastica (fase di informazione – formazione);
b) simulazione di conflitti analizzati e risolti con le tecniche del role-playing, del problem-solving e del brain storming all'interno delle classi coinvolte;
c) riconoscimento dei conflitti realmente esistenti nel proprio gruppo-classe, affrontati con le medesime tecniche, con l'obiettivo di elaborarli e trovare ad essi risposte alternative all'aggressività.
Esercitarsi a generare idee per uscire da una relazione conflittuale, imparare ad applicare le possibili soluzioni ad un problema, tenere in considerazione emozioni e sentimenti propri e altrui, sviluppare abilità sociali fondate sulla solidarietà e la cooperazione sono quindi obiettivi fondamentali che, una volta conseguiti, costituiscono una ricchezza per la persona che li acquisisce come strumenti propri di rapportarsi agli altri. Alla fine della fase mediativa è stato somministrato lo stesso questionario per permettere un confronto tra i dati emersi. Il campione scelto in modo randomizzato era costituito da 3 classi seconde e da 3 classi terze di una Scuola Media Inferiore e da 3 classi prime e 3 classi seconde di una Scuola Media Superiore per un numero complessivo di 140 studenti per ordine di scuola. L'età degli studenti era compresa fra 13 e 17 anni.
Le modalità di somministrazione sono state il più possibilmente simili, per non influenzare i risultati con variabili legate al contesto. Tutti gli studenti appartenenti a classi parallele della scuola Media Inferiore e Superiore sono stati riuniti in Aula Magna in orario scolastico nella stessa mattinata per evitare la fuga dei contenuti delle domande, alla presenza dei docenti in servizio e del Coordinatore dell'intervento... Queste modalità sono state mantenute in entrambe le somministrazioni. Il Docente Coordinatore del Progetto in entrambe le sedute ha esposto gli obiettivi e le modalità di somministrazione del Questionario, raccogliendo alla fine i questionari compilati. Confrontando i dati ottenuti nella somministrazione iniziale e in quella finale, messe in
atto rispettivamente prima e dopo l'intervento di mediazione nelle classi, si nota subito una modificazione importante nei punteggi più bassi, che sono i più significativi in relazione al problema della conflittualità. Infatti questi ultimi denotano la presenza di uno scarso livello di autostima, di una scarsa considerazione di se stessi, di una carente fiducia nelle proprie capacità relazionali e sono indice di una difficoltà a misurarsi con il gruppo. Questi fattori alimentano nella classe dinamiche di gruppo pericolose, soprattutto quando sono presenti studenti che, per un personale vissuto emozionale, trovano in questo clima incerto il terreno più fertile e più adatto a trovare per se stessi una conferma attraverso episodi di violenza e sopraffazione, cioè di bullismo. Prendendo in considerazione i punteggi iniziali e finali relativi alle singole variabili emerge una modificazione positiva nella capacità di cogliere e valorizzare i sentimenti altrui ( empatia) e nelle abilità sociali individuali e di gruppo, sia nella Scuola Media Inferiore che Superiore. Delle tre variabili sopra citate quella che ha segnato la modificazione più significativa, sia nella Scuola Media Inferiore che Superiore, è stata la variabile relativa alle abilità sociali individuali, che esprimono la capacità di sentirsi inserito in un gruppo attraverso sentimenti di amicizia, simpatia, rispetto e accordo con i compagni. Oltre la metà dei ragazzi che inizialmente non si sentivano bene inseriti nel gruppo o non in grado di rapportarsi con i compagni, dopo l'intervento di mediazione hanno migliorato la percezione di sé in quanto membri di un gruppo e quindi hanno maturato la capacità di rispondere ai bisogni del gruppo in maniera non conflittuale. L'essere in grado di rapportarsi con il gruppo ha migliorato anche il clima interno delle classi, come dimostra la variabile "clima positivo", che esprime lo stare bene a scuola, il sentirsi accettato dai compagni e la capacità di creare e vivere dinamiche di gruppo costruttive per la propria crescita. Si può quindi stabilire una relazione direttamente proporzionale fra tutte le variabili prese in considerazione, nella misura in cui una migliore percezione di sé come componente del gruppo classe modifica positivamente anche il proprio livello di autostima, la propria autoefficacia e le proprie abilità di studio. Relativamente a queste due ultime variabili è da sottolineare come il miglioramento dell'immagine di sé porti conseguenze positive anche sulle abilità più strettamente legate alla didattica, Questo conferma la teoria psicologica che sostiene quanto l'autostima e l'immagine di sé siano fattori determinanti sulla motivazione allo studio e sull'autoefficacia intesa come capacità organizzativa e vadano quindi a influenzare positivamente o negativamente, a seconda del loro livello, non solo le dinamiche relazionali del gruppo, ma anche i risultati scolastici intesi in termini di conoscenza e profitto.
Un dato curioso, su cui vale la pena riflettere, è il fatto che le modificazioni più significative siano avvenute tutte nei punteggi più bassi, mentre un analogo processo non si è verificato nei punteggi più alti. Infatti, prendendo in considerazione tutte le variabili, dato lo stretto legame esistente fra esse, nelle due classi della Scuola Media Inferiore i ragazzi più in difficoltà, che avevano quindi conseguito i punteggi più bassi, sono passati da 19 a 11. Ugualmente nelle due classi della Scuola Media Superiore i ragazzi a disagio sono passati da 16 a 4 soggetti, mentre non si è verificato un processo analogo negli studenti che avevano ottenuto fin dall'inizio un punteggio medio-alto. Questo risultato può essere attribuito ad una certa "prudenza" da parte dei soggetti a sbilanciarsi troppo nelle risposte, probabilmente per la novità dell'esperimento stesso, oppure si potrebbe ipotizzare la tendenza a mantenere una posizione intermedia ritenuta psicologicamente meno rischiosa e più aderente al gruppo nel suo insieme. Non va infatti dimenticato il "livellamento" che spesso succede nell'istituzione scolastica, quando il bisogno di essere alla pari dei compagni spinge spesso i ragazzi più dotati ad abbassare il proprio livello per non essere emarginati dal gruppo. Questo fatto non va tuttavia interpretato come un ostacolo al proseguimento di sperimentazioni analoghe alla presente, anzi l'obiettivo di migliorare ulteriormente le abilità qui presentate potrebbe costituire proprio il punto di forza della Mediazione scolastica, intesa non solo come strumento di gestione dei conflitti, ma anche come strumento di sviluppo di abilità relazionali e individuali. Come considerazione conclusiva si può aggiungere che nella somministrazione finale le modificazioni comportamentali più significative sono avvenute negli studenti della scuola Media Superiore. Questo risultato si può spiegare attraverso l'ipotesi che gli studenti della Scuola Media Superiore presentino un grado di maturità più alto rispetto ai ragazzi della scuola Media Inferiore e quindi siano stati in grado di migliorare nei risultati in maniera più significativa, soprattutto in relazione agli items riferiti alle abilità individuali e di gruppo. I ragazzi coinvolti nella ricerca hanno dimostrato di aver migliorato la loro capacità di condividere opinioni ed idee, di ascoltare le opinioni altrui, di orientare il gruppo verso il conseguimento degli obiettivi, di incoraggiare la partecipazione anche dei compagni più deboli, che nel gruppo hanno trovato maggiore accettazione e sostegno.
Nello "spazio dialogico" creato dagli insegnanti-mediatori è stato sicuramente conseguito l'obiettivo fondamentale di far percepire il conflitto in una dimensione "polisemica", cioè portatrice di molti significati e di molteplici effetti. Per questo è importante che nella istituzione scolastica sia introdotto uno strumento in grado di sviluppare la capacità di problem-solving; aumentare l'autostima; permettere il riconoscimento e la gestione delle emozioni, soprattutto di quelle connesse alla rabbia, che nell'adolescenza spesso determina reazioni non proporzionate alla gravità dei fatti e dalle conseguenze imprevedibili; sviluppare una attitudine cooperativa e il senso di responsabilità; sviluppare e/o migliorare le capacità assertive, cioè le capacità di esprimere le proprie idee e i propri vissuti emozionali senza paura, rispettando le opinioni e i sentimenti altrui. Relativamente all'entità del campione prescelto è da sottolineare che il numero dei soggetti utilizzato è abbastanza significativo, quindi i dati emersi si possono estendere non solo all'area geografica sulla quale è stata condotta la sperimentazione, cioè l'area abruzzese, ma si possono considerare abbastanza validi per l'intera popolazione scolastica della medesima fascia di età, partendo dal presupposto che le caratteristiche personologiche e comportamentali degli adolescenti siano comuni e indipendenti dal luogo di residenza.
Concludendo, i dati ottenuti nelle due somministrazioni del Questionario hanno confermato l'importante utilità di un Progetto di Mediazione nell'istituzione scolastica, nella misura in cui quest'ultima non ha come unico obiettivo quello della diffusione della cultura, ma presenta responsabilità educative sociali più impegnative, nella misura in cui sono "cristallizzate" al suo interno le stesse tensioni che emergono dalla società:
Per questo diventa fondamentale promuovere negli studenti comportamenti responsabili di cittadinanza attiva in grado di diffondere la cultura dell'incontro, del rispetto, della accettazione e della solidarietà. Mai come oggi infatti questi valori sono indispensabili nell'istituzione scolastica,nella misura in cui le figure che in essa si muovono sono fondamentali punti di riferimento per la formazione di un adolescente. Sotto questo punto di vista è facile per i "non addetti ai lavori" confrontare la scuola di oggi con l'istituzione scolastica di contesti storici e sociali differenti, rimuovendo i problemi con espressioni comuni quali "ai miei tempi questi fatti non succedevano", oppure " la scuola non è più quella di una volta", riferendosi al fatto che i ragazzi manifestino un disagio sempre maggiore proprio in un contesto ritenuto per antonomasia la sede dell'ordine e della disciplina, oltre naturalmente che della cultura.