IL mediatore per eccellenza è l’insegnante di sostegno che deve essere visto come un “facilitatore” degli apprendimenti. Infatti quotidianamente deve affrontare il problema di come veicolare un messaggio, facilitare la comprensione di un concetto, far acquisire o consolidare capacità di vario tipo. Sulla base della sua preparazione ed esperienza professionale, nonché fantasia ed empatia, produce attraverso la sua azione, a sua volta, dei mediatori che possono essere (attivi, iconici, analogici, simbolici). Sostanzialmente funge da mediatore tra il soggetto diversamente abile e la realtà, strutturandogli situazioni semplificate che possano evitargli l’insuccesso e le frustrazioni contribuendo al suo sviluppo cognitivo e relazionale. Gli strumenti che utilizza contribuiscono a ridurre l’asimmetria tra l’essere e il dover poter essere di ciascun individuo. Possono migliorare la sua attenzione e favorire lo sviluppo della sua curiosità intrinseca con ripercussioni positive sulla sua motivazione. Alcune volte può fungere da vera e propria guida fisica (soprattutto nei soggetti autistici) consentendo loro una più agevole comunicazione con l’ambiente esterno, in particolare quello scolastico.
Il docente di sostegno è un mediatore per eccellenza perché, al fine di redigere i documenti previsti dalla normativa (P.D.F e P.E.I.) e sviluppare la sua azione didattica, deve continuamente favorire lo scambio di informazioni tra colleghi, famiglia e specialisti dell’ASL. Inoltre deve contribuire a realizzare l’integrazione del ragazzino diversamente abile nella classe cercando di favorire la sua socializzazione con gli altri compagni, facendo capire loro che “l’alunno certificato” ha altre abilità e la sua diversità deve essere una risorsa per l’intero gruppo. Deve far comprendere ai colleghi, quelli meno sensibili ai problemi di apprendimento, che è necessario adottare una “didattica innovativa e speciale”e in questo deve aiutarli a scegliere i mediatori più adatti ai diversi stili cognitivi degli alunni. Quindi i mediatori sono essenziali per la didattica di tutti i giorni, si collocano in tutte le discipline ed insegnamenti che fanno parte del Progetto educativo e agevolano la realizzazione del Progetto Pedagogico che a sua volta si inserisce in un più ampio Progetto di Vita del soggetto disabile. Nella mia breve esperienza di insegnante di sostegno, quando ho seguito gli alunni che mi sono stati affidati con compromissioni delle capacità intellettive di grado medio, ho privilegiato l’utilizzo di una combinazione di mediatori: iconico (quando li aiutavo a schematizzare), attivo (quando utilizzavo il computer o facevo riferimenti alla loro vita di tutti i giorni), analogico (quando, per capire un concetto, per esempio la compravendita, simulavo un gioco con i compagni dove ognuno recita un ruolo per esempio: uno era il venditore e gli altri recitavano la parte degli acquirenti), simbolico (discussione e riflessione su un argomento proposto dall’insegnante curricolare).
Il docente di sostegno è un mediatore per eccellenza perché, al fine di redigere i documenti previsti dalla normativa (P.D.F e P.E.I.) e sviluppare la sua azione didattica, deve continuamente favorire lo scambio di informazioni tra colleghi, famiglia e specialisti dell’ASL. Inoltre deve contribuire a realizzare l’integrazione del ragazzino diversamente abile nella classe cercando di favorire la sua socializzazione con gli altri compagni, facendo capire loro che “l’alunno certificato” ha altre abilità e la sua diversità deve essere una risorsa per l’intero gruppo. Deve far comprendere ai colleghi, quelli meno sensibili ai problemi di apprendimento, che è necessario adottare una “didattica innovativa e speciale”e in questo deve aiutarli a scegliere i mediatori più adatti ai diversi stili cognitivi degli alunni. Quindi i mediatori sono essenziali per la didattica di tutti i giorni, si collocano in tutte le discipline ed insegnamenti che fanno parte del Progetto educativo e agevolano la realizzazione del Progetto Pedagogico che a sua volta si inserisce in un più ampio Progetto di Vita del soggetto disabile. Nella mia breve esperienza di insegnante di sostegno, quando ho seguito gli alunni che mi sono stati affidati con compromissioni delle capacità intellettive di grado medio, ho privilegiato l’utilizzo di una combinazione di mediatori: iconico (quando li aiutavo a schematizzare), attivo (quando utilizzavo il computer o facevo riferimenti alla loro vita di tutti i giorni), analogico (quando, per capire un concetto, per esempio la compravendita, simulavo un gioco con i compagni dove ognuno recita un ruolo per esempio: uno era il venditore e gli altri recitavano la parte degli acquirenti), simbolico (discussione e riflessione su un argomento proposto dall’insegnante curricolare).
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